Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità decide di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie. 14 anni dopo, il 17 maggio 2004 ha luogo la prima Giornata Internazionale contro l’omofobia, riconosciuta poi dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite. Nel 2009 e nel 2015 vengono rispettivamente aggiunti la transfobia e la bifobia al nome ufficiale. Al giorno d’oggi questa ricorrenza viene celebrata ogni anno in circa 130 paesi, organizzando eventi a livello nazionale e internazionale, con l’obiettivo di sensibilizzare e prevenire nuovi casi di violenza.
Purtroppo è ancora necessario riservare un momento specifico per parlare di odio omo-bi-transfobico, e ascoltare le voci di chi ne vive le conseguenze sulla propria pelle.
Come riportato da Massimo Battaglio nelle Cronache di Ordinaria Omofobia, nell’ultimo anno in Italia sono almeno 148 le vittime rilevate, ovvero quelle che hanno esplicitamente sporto denuncia per fatti penalmente rilevanti, anche in assenza di una specifica legge. Oltre questi ci sono gli innumerevoli casi di violenze che non vengono segnalate, le complesse situazioni familiari da cui spesso non si riesce a fuggire o occasioni in cui persino le Forze dell’Ordine non possono o non vogliono agire, come spesso accade per casi di violenza nei confronti di persone marginalizzate. L’importanza di tale ricorrenza ci viene ricordata anche dalle innumerevoli Case Rifugio per persone LGBTQIA+, spesso autofinanziate, che offrono un posto sicuro a chi viene ripudiato e allontanato dalla famiglia.
Ma questo tipo di violenze viene perpetrato anche in maniera più sottile. Spesso individui queer sono costretti a nascondere la propria identità sessuale o di genere nei posti di lavoro, sotto diretta richiesta dei superiori o perché il contesto non viene percepito come un luogo sicuro. Allo stesso modo studentɜ di ogni grado, anche in ambito accademico, possono subire lo stesso tipo di pressione, che può portare a rinunciare ad una parte della propria identità a favore di atteggiamenti considerati socialmente più accettati. Questa situazione peggiora nel caso di persone trans o gender non conforming (come ad esempio persone trans che scelgono di non intraprendere un percorso medicalizzato), ma lo stesso tipo di violenza colpisce persone con un’espressione di genere, ovvero un modo di presentarsi, non corrispondente alle norme sociali.
Perciò ogni 17 maggio ricordiamo quanto sia fondamentale l’impegno politico ed educativo, che agisca in direzione della formazione di nuovi e giovani individui che sappiano comprendere ed accettare la propria e le altre identità.
Nell’anno dell’affossamento del DDL Zan, nei giorni in cui è stato ripresentato al Senato, l’importanza del piano politico è sotto gli occhi di tuttɜ. In questa giornata si evidenzia come il problema di una comunità marginalizzata sia in realtà un problema della comunità tutta, e come ci sia bisogno di un agire collettivo per concretizzare una società realmente inclusiva. Per questo motivo il decreto è il tema di molti eventi organizzati quest’anno, insieme ad una riflessione su come la violenza omo-bi-transfobica sia spesso anche politica ed istituzionalizzata.
Il passaggio politico comprende anche il piano educativo, non a caso il DDL Zan prevedeva che proprio il 17 maggio tutte le scuole si adoperassero per organizzare attività riguardanti gli orientamenti sessuali e romantici e l’identità di genere. Quello che rimane è una circolare Ministeriale che lascia alle singole istituzioni scolastiche la libertà di adoperarsi o meno per questa occasione, confermando come la politica italiana sia troppo indietro e ancora priva di un forte posizionamento. Eppure l’educazione sessuale e affettiva costituirebbero il primo passo verso l’accettazione di sé e degli altri, verso la formazione di persone che sappiano conoscersi e forse comprendere l’altro abbastanza da eliminare l’odio nei suoi confronti.
Quello che si può fare in questa giornata è partecipare, ascoltare, provare a conoscere.
La Giornata Internazionale contro Omofobia, Bifobia e Transfobia è un attimo per fermarci a vedere a che punto siamo, riflettere sulla complessità del mondo in cui viviamo e sulle strutture sociali che ancora lasciano alcune persone ai margini.