Una passeggiata in un mondo lontano, ma continuamente attuale, che sembra immaginario, in parte lo è, ma che racconta le verità dell’uomo. Questo rappresenta l’opera lirica, che negli ultimi anni ha sofferto e si è trovata a fronteggiare varie difficoltà ma che dal 1600 esiste, resiste, vive, si trasforma, si adatta, si aggiorna e si mette in discussione.

Guardare all’opera lirica come una fiaba potrebbe sembrare un’analogia un po’ forzata, ma con questo pretesto si possono evidenziare gli elementi che fanno reale l’immaginazione dell’uomo. Essa era ed è ancora lo spettacolo dal vivo più completo e complesso mai realizzato dall’essere umano. Si compone di molteplici fasi di realizzazione e diversi settori che convergono verso un unico obiettivo, quello che potremmo chiamare totalità delle arti: dal genio letterario della scrittura all’estro musicale, passando per il canto, l’orchestra, i costumi, trucco e parrucco, reparto macchine, architettura, luci e chi più ne ha più ne metta.

Tanta passione, emotività, lavoro, studio. Tutte componenti atte a rendere concreto l’astratto. Sono varie le vicende che l’arte musical-teatrale ha raccontato nel corso dei secoli in scena, toccando come centro principale le emozioni, le storie, gli affetti dell’uomo. Il teatro è una fiaba immaginaria fatta da tante piccole realtà e, come tale, può trasportare in un’altra dimensione.

Una delle storie realmente rappresentate in musica che fanno riferimento al genere della fiaba è la Cenerentola, rappresentata per la prima volta nel 1817. Composta da Gioachino Rossini racconta in musica quella stessa fiaba che Charles Perrault aveva scritto anni e anni prima e che era ampiamente diffusa e conosciuta: Cendrillon 1697. Cenerentola, d’altronde, è una storia senza tempo. Racconta di una ragazza sottomessa al volere della matrigna e delle sorellastre che si innamora di un principe grazie ad una fata turchina… insomma, non fingiamo, la storia la conosciamo tutti.

Rossini, con il librettista Jacopo Ferretti, porta in scena una Cenerentola con alcune differenze sostanziali rispetto alla versione che Disney propose in cartone animato rendendo ancora più celebre la fiaba. Cenerentola, che si chiama Angelina nell’opera, è prigioniera nel palazzo del suo patrigno, Don Magnifico (alter-ego della matrigna del film animato), il quale ha dissipato tutti i suoi beni, per poi nascondere la vera identità della giovane.

Insieme a lei ci sono le due sorellastre Tisbe e Clorinda, complici del padre. La fata turchina è sostituita dallo stregone Alidoro, che, fingendo di essere un mendicante, metterà in luce la bontà della protagonista. Lui, grazie al suo intuito, farà in modo che le cose girino a favore di Angelina e del principe Ramiro, che sin dall’inizio ha scambiato i suoi panni con quelli del suo scudiero Dandini per potersi intrufolare nel palazzo. Angelina, dopo il ballo, confessa di essere innamorata dello scudiero e gli regala uno dei suoi bracciali affinché lui possa ritrovarla. Durante un temporale la carrozza del principe si rompe proprio davanti il palazzo di Cenerentola, e lui, entrato per chiedere aiuto, riconosce la bella fanciulla, smaschera il suo travestimento e decide di sposarla.

Rossini, sebbene scrisse l’opera in soli due mesi, in un periodo in cui era fortemente indaffarato tra le produzioni napoletane e il successo internazionale, riesce ad elaborare una composizione coerente con la sua poetica e il suo stile. L’opera è costellata di brani effervescenti che denotato tutta la genialità del compositore.

Nel brano qui sotto si può notare l’attenzione ai sillabati e all’uso delle parole di Rossini: esse si incontrano, si sovrastano, si ripetono, si spezzettano come se fossero una specie di Rap ante-litteram (a partire dal minuto 6:50), costruito su più livelli, sostenuto dalla musica e con un’organizzazione ben definita. La musica è frizzante e gioiosa e al termine della rappresentazione si esce con il sorriso.

A livello scenico l’opera da libero sfogo alla fantasia più sfrenata dei registi: troviamo allestimenti che citano i topini della Disney; oppure Cenerentole carillon; o ancora Cenerentole dei giorni nostri. Tra i più famosi ricordo l’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle che dal 1973 ad oggi continua a far divertire grandi e piccini.

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